domenica 5 gennaio 2014

Chiapas, L'altra politica

Reportage del luglio 2005


Non per guadagnare voti, né per perseguire in alcun altro modo il potere e neanche esclusivamente a favore della causa indigena, ma per creare uno “spazio di ascolto” di necessità, sogni e aspirazioni. Lanciata dall’Esercito Zapatista nel luglio 2005, la “Otra campaña”, traducibile come “campagna diversa”, vuole percorrere il territorio messicano per incontrare e ascoltare le voci dei cittadini“più umili e semplici”. Essa avrà inizio proprio in periodo elettorale, ma proseguirà perché lo spazio dell’ascolto non debba interrompersi. L’inedita iniziativa e’ un coerente passo avanti del movimento ispirato a Emiliano Zapata, che intende costruire dal basso una società diversa.

La Campagna lanciata dall’EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) segue e attua la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona del Giugno 2005 che afferma “sono molti i cammini di resistenza contro l’ingiustizia, e molti e diversi coloro che li portano avanti” e culmina con la chiamata a “tentare uniti di organizzare queste diverse esperienze, in un progetto per una diversa forma di fare politica, di sinistra, anticapitalista e per una nuova Costituzione”.

Organizzazioni politiche (non istituzionali) di sinistra, organizzazioni sociali, di indigeni, di lavoratori, di religiosi, di donne e di omosessuali, collettivi di artisti e studenti, ONG e singoli, anziani e bambini, oltre a decine di osservatori internazionali, hanno partecipato alle riunioni preparatorie della “Otra campaña”, per manifestare la loro adesione e fare nuove proposte. Realtà tanto variegate hanno mostrato un gran desiderio di unirsi e rafforzarsi, attratte irresistibilmente dal movimento più famoso al mondo che lotta per valori ideali e li mette in pratica con un sistema di governo alternativo e autonomo. Le 5 Giunte del Buon Governo, organi di direzione degli altrettanti territori autonomi zapatisti (Caracol), si contrappongono al Malgoverno centrale messicano, che non ha mai rispettato la cultura comunitaria degli indigeni. Tale sistema, che realizza una democrazia partecipativa secondo la rotazione nelle cariche, è stato instaurato in seguito al sollevamento del 1/1/1994, ispirato alle parole dell’eroe della Rivoluzione messicana Emiliano Zapata: “la terra è di chi la lavora”.



Le riunioni preparatorie della campagna si sono svolte in diverse comunità appartenenti al Caracol La Garrucha. Il Sup Marcos, nei suoi discorso iniziali ha raccontato la storia delle comunità ove la riunione si svolgeva, descrivendo così le vicende degli indigeni del Chiapas: sfruttamento, violenza e inganno, da parte di latifondisti, esercito e PRI , ma anche 500 anni di resistenza, fino al sollevamento del 1994: “Arrivò un momento in cui il Signor Ik non parlava più, ma ascoltava. Ascoltava la indignazione e la rabbia. Già prima l’aveva ascoltate, però ora c’era una differenza: erano una rabbia e una indignazione organizzate”.

Oggi, questi terreni dove siamo stati ospitati in centinaia, grazie al grande impegno e alle strutture costruite appositamente dalle comunità, sono amministrati autonomamente secondo i principi della forma comunale di lavoro e possesso della terra, già vigente prima dell’imposizione della proprietà privata da parte dei colonizzatori. Una delle partecipanti indigene ha descritto l’importanza della terra, rimandando al nome della comunità in cui ci trovavamo, “Dolores Hidalgo”: “..come il dolore di una mamma quando ha un figlio, un dolore che dà grande gioia: per la terra si lavora, si lotta, si soffre, ma essa poi genera il mais, il caffè, la legna degli alberi, il nutrimento degli animali, la casa..”.

Pedro, rappresentante di un’Unione di lavoratori, dice che le loro resistenze le fanno attraverso blocchi stradali, ma anche petizioni dirette al Governo. Il suo villaggio non fa parte dei territori zapatisti, ma afferma che le condizioni di vita, in seguito al sollevamento del ’94 sono notevolmente migliorate per gli indigeni: ora il governo, trovandosi davanti una forza tanto compatta, dà maggiore ascolto alle richieste di migliori scuole, ospedali, elettrificazione.. In alcuni casi i lavoratori, non ricevendo ascolto dal governo centrale, si rivolgono alle autorità autonome: come i taxisti del villaggio di Tapachula, che non ottenendo il permesso per lavorare, si sono recati presso la vicina Giunta del Buon Governo, dove hanno trovato un luogo per parlare e organizzarsi. Per Pedro l’obiettivo resta l’autonomia, anche se non tutti sono d’accordo, dice “spesso il potere economico debilita la lotta”. La resistenza degli indigeni zapatisti oggi è proprio questo, il“Non vendere la dignità”: come i maestri delle scuole autonome, che svolgono il loro lavoro avendo in cambio solo mais e fagioli dalla comunità. Qui, la dignità e la capacità di autogovernarsi con il dialogo, affascinano e fanno sognare in tanti.

Molti sono i collettivi di artisti e studenti che sostengono il movimento attraverso diverse forme creative e di comunicazione alternativa: in particolare i graffiti, che  nelle comunità autonome raggiungono un’estetica estremamente espressiva, ma anche con video, mostre e  pubblicazioni. Alcune associazioni messicane, così come i comitati internazionali di appoggio, sostengono progetti per migliorare le condizioni di vita degli indigeni, nei campi dell’agroecologia, ingegneria, sanità, educazione.. Alle riunioni hanno parlato organizzazioni per i diritti umani, collettivi di anarchici, omosessuali, femministe, ma anche gruppi punk e rap, con interventi a volte ripetitivi, in una maratona politica di quasi 18 ore. Mentre Marcos ascoltava e appuntava. Nel discorso finale il Sup ha apprezzato la varietà delle visioni e degli apporti dei partecipanti, assicurando che la “Otra campaña”, sarà contraria a qualsiasi tendenza egemonizzante e omogeneizzante. Il Subcomandante ha però sottolineato un punto fondamentale cui tutte queste realtà devono conformarsi per aderire: “Non cerchiamo un luogo per la parola, bensì un luogo per l’udito”. L’udito, un senso poco esercitato, in genere, dai leader politici, una capacità di cui il Subcomandante ha dato prova nella lunga maratona, una metodologia di lavoro per le Giunte del Buon Governo, ma soprattutto una virtù fondamentale per costruire un mondo più equo e pacifico, alla quale gli incontri di questi giorni, incentrati sull’ascolto di diverse esperienze, hanno cercato di preparare noi tutti.

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