venerdì 17 aprile 2009

Ritratti dal Kosovo


Stasera il vecchio pc dietro alla porta della mia stanza in questa scalcinata guesthouse di Pristina, miracolosamente funziona e allora, ho pensato di aggiornarvi con qualche riga sul mio soggiorno kosovaro. Pero' non vorrei annoiarvi, con varie considerazioni e riflessioni sul paese del conflitto etnico. Anche perche' qui e' davvero difficile prendere una posizione. Provo a a raccontarvelo solo con brevi ritratti di alcuni personaggi chiave finora incontrati:

1) MOHAMMED, L'EX GUERRIGLIERO UCK: Alto, occhi grandi e grigia barba lunga. Gile' nero e pantaloni militari e, a sorpresa, un'accento yankee. Il fatto che parli inglese, lo rende, con noi stranieri, portavoce di una trentina di connazionali, da tre giorni stabiliti in una tenda montata davanti al parlamento kosovaro, nella piazza principale di Pristina. Ci parla davanti al drappo rosso su cui si staglia l'acquila nera, che oltre ad essere la bandiera dell'Albania, e' anche il simbolo dell'Uck, il gruppo guerrigliero che, con il sostegno degli Usa, ha portato la maggioranza albanese al potere nell'ex regione serba del Kosovo. "Finita la guerra quelli al potere si sono dimenticati di noi", dice indicando gli uomini ammassati dentro la tenda. Dietro di lui volti incavati, segnati, malati. Volti di giovani vecchi, insieme pietosi e spaventosi. "La guerra e' guerra, nessuno la vuole - ci dice - io collaboro con l'associazione di madre teresa di Calcutta, sono stato in Vaticano... Quando nel 1999 ho visto cio' che Milosevic stava facendo agli albanesi del Kosovo, non ho resistito e ho lasciato il mio lavoro negli Usa e sono venuto a combattere qui... Ora che abbiamo l'indipendenza mi ritrovo, come tutti loro, senza nulla, senza un riconoscimento, senza diritti, senza cure per le ferite che la guerra ci ha lasciato..."

2) ARTAN, IL PRODUTTORE CINEMATOGRAFICO: Voce impostata, volto abbronzato, camicia e golf blu. Sorriso stampato da Berlusconi balcanico. Entra sicuro nel caffe' alla moda e sfoggia il suo italiano quasi perfetto. Racconta che a Roma ha tenuto una serie di seminari, ma non si riesce a fargli dire in quale scuola o universita'. Artan e' albanese ma e' venuto qui in Kosovo dopo la guerra. Si perche' il Kosovo sara' pure un paese con il 70 per cento di disoccupazione, ma per la gente che ha gia soldi e iniziativa e' un posto parecchio attraente. Anche se dai dati ufficiali il paese ha un'economia praticamente ferma, il centro delle citta' principali pullula di locali e caffe' raffinati e moderni. Oltre agli ingenti aiuti internazionali, c'e' un'economia informale parecchio fiorente. Comunque Artan lavora nello spettacolo e mi racconta che anche lui ha molti amici che hanno combattuto nell'Uck. Uno di loro per sempio pare abbia ucciso parecchie persone. Gli chiedo se e' per caso nella tenda in piazza e lui "Noo, il mio amico ora e' manager!".

3) BACOL, IL TASSISTA: Anche lui ha un volto segnato, un occhio che resta sempre socchiuso da chissa' quale indidente, pur se non ha fatto la guerra in nessun esercito, ma semplicemente rinchiuso in carcere, senza motivo. Bacol mi ha fatto da guida nella visita all'ospedale di Pristina e girando tra edifici, corridoi e dipartimenti, mi ha raccontato un po' della sua storia. Parla italiano perche' ha lavorato in qualche anno vicino Udine come autista per un'azienda italiana. Quando questa e' fallita una donna che conosceva gli ha trovato un lavoro, gli avevano detto che l'avrebbero preso in un'altra sociea' dopo 15 giorni. Ha pensato allora di tornare a trovare la famiglia qui in Kosovo. Brutta idea perche' in quegli anni, 1990 era intanto scoppiata la pulizia etnica di Milosevic e allora il suo viaggio si e' fermato in Croazia, dove i poliziotti serbi lo hanno arrestato, come spia italiana, e chiuso in carcere per due anni. Dopo di che e' tornato in Kosovo dove ha iniziato a guidare, questa volta un taxi sgangherato. Ma senza mai riparlare con quella donna, senza sapere se da quegli anni di lavoro potrebbe ottenere una piccola pensione. Allora e'stato emozionante oggi trovare quel numero di telefono, insieme sulle pagine bianche.

Foto di Alessia Leonello: Mohammed, ex guerrigliero Uck davanti al tendone degli scioperanti

Nessun commento:

Posta un commento