sabato 21 marzo 2009

DALLA SPAGNA RICETTE SEMPLICI, CONTRO IL RAZZISMO

Sentivo alla trasmissione "prima pagina" di radioTre, la scorsa settimana condotta da Tito Boeri (coordinatore del sito di informazione lavoce.info), che in Spagna i media non sono autorizzati a dare la nazionalità dei responsabili dei crimini di cui parlano. I paesi di provenienza dei criminali, reato per reato, vengono fatti conoscere solo attraverso le statistiche ufficiali. Non si tratta quindi di censura, ma di un metodo d'informazione che che dà ai lettori-ascoltatori, una fotografia reale dei fatti. Secondo Boeri, questa semplice regola ha determinato nella penisona iberica una diminuzione esponenziale di episodi razzisti. Soprattutto nei confronti dei Rom, che in Spagna sono molti di più che in Italia (circa 700.000 contro i nostri 150.000). Dello straordinario (in confronto all'Italia) grado di integrazione dei rom spagnoli ha parlato recentemente Presadiretta, il programma d'inchiesta condotto da Riccardo Iacona (le 6 puntate sono in streaming su www.presadiretta.rai.it). A vedere il documentario, le ricette della Spagna contro discriminazione e criminalità sembrano semplici: uno speciale reparto delle forze dell'ordine chiamato "unità di polizia di convivenza", intermediazione per evitare la speculazione negli affitti delle case ai rom (che favorisce gli accampamenti), programmi di inserimento al lavoro seri ed efficaci (dal 2000, 36.000 persone rom seguite e 25.000 contratti di lavoro stipulati): in questo modo sono stati spesi i contributi dell'Unione Europea, ma anche dello Stato e delle comunità autonome. E' è un paese che ha due deputati rom e centinaia di giovani sinti e rom laureati. "E' questo che deve fare l'Italia, ma non è qualcosa che si realizza dal giorno alla notte!", dice il primo deputato rom spagnolo, ora eletto anche al parlamento europeo.

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