sabato 14 marzo 2009

CD ROM, gol al razzismo!

"Ehi, ragazzi, avete chiuso bene le macchine? Che qui intorno è pieno di zingari...".
E loro, i giocatori rom, scoppiano dalle risate. L'ironia è il modo migliore per cominciare una partita per Rino, l'allenatore dei CD Rom: il nome della prima squadra di football nomade della Capitale sta per “Calcio dei Rom” ma anche per “Contenitore di memoria Rom”. Ovvero quella di Danilo, Zak, Yasko e, tra gli altri, Rambo, Elvis (la passione gitana peri propri idoli...), ragazzi tra i 17 e i 23 anni, abitanti del campo nomadi di via Salviati a Roma. Da cui escono, anche grazie al progetto Street Work finanziato dal V Municipio, per andare ad allenarsi nel centro sportivo del quartiere. "Il calcio è un grande strumento per aiutare l'integrazione - spiega l’allenatore Rino Di Costanzo, educatore della Cooperativa Eureka I - perché la convivenza pacifica si costruisce vivendo la propria identità nelle cose più normali. Questi ragazzi li abbiamo conosciuti nel 2003 anche grazie alla Cooperativa Hermes, che si occupa di alfabetizzazione, noi poi siamo entrati nei campi con lo sport".
E al calcio d'inizio eccoli impegnati a seguire le regole del gioco, i ragazzi rom, di origini
rumene e bosniache, che 4 anni fa non si potevano vedere tra loro: "Tanto che avevamo bisogno
di due spogliatoi", spiega Gianfranco Giombini, altro educatore del progetto. "Oggi invece nei Cd Rom giocano anche un ragazzo albanese e due italiani". "L'anno scorso in un torneo la squadra ha vinto la coppa disciplina", tiene a sottolineare Giombini. Ma cosa fanno nella vita questi ragazzi
cresciuti nei campi nomadi? "Molti frequentano corsi di formazione professionale, c'è chi è meccanico, chi aiuto meccanico, chi parquettista". La maggior parte di loro sono arrivati in
Italia come rifugiati della guerra di Bosnia. "Gioco da quando avevo 7 anni e il calcio è la mia
vita, anche se in passato non mi prendevano in certe squadre perché ero senza permesso di
soggiorno", dice Zac che è il capitano. Ora lui vive fuori dal campo perchè si è sposato con
una ragazza romana, anche lei conosciuta sul campo da gioco: "Ma torno quasi ogni giorno a
trovare i miei cugini nei campi, quando me li porto dietro a giocare lasciano perdere altre attività, non vanno a rubà...". Zac sarà il prossimo educatore-allenatore della squadra dei
piccoli che verrà formata appena il progetto sarà finanziato. "Il calcio è importante anche per togliere per 2-3 giorni a settimana i ragazzini di 7-8 anni da quei campi dove vivono
tra fango e immondizia - dicono gli educatori - tra gli intolleranti e quelli che proclamano
la solidarietà ai rom, qui c'è bisogno di fare cose concrete!". L’anno scorso al campionato
antirazzista i Cd Rom sono arrivati tra le prime 12 squadre su 204: "Ma il nostro sogno è
partecipare anche alle iniziative professionali, come quelle del Coni, se avessimo i fondi",
dice Rino che è fratello dell'allenatore del Messina e per i suoi ragazzi punta in alto. "Ma i rom arrivano sempre per ultimi tra le emergenze, anche se sono i primi in termini di visibilità". Intanto nella borgata più amata da Pasolini i Cd Rom continuano a giocare. Come tutti i coetanei del mondo

(L.J. su Epolis 10-11-2007)

Foto di Laura Montanari (www.lauramontanari.it)

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